/con·sa·pe·vo·léz·za/
sostantivo femminile
-
Cognizione, coscienza: aver piena c. di qualcosa, esserne perfettamente al corrente.
La parola dell’anno 2020 per me è CONSAPEVOLEZZA.
Per questo nuovo anno e nuovissimo decennio mi auguro di vivere la vita con una tranquillità diversa, meno frenetica ed immersa nei sogni, più concreta, realistica è focalizzata sui miei obiettivi.
Ho lentamente acquisito, nel corso dei mesi e degli anni, una sensazione nuova, che si è intensificata negli ultimi tempi.
Ma in che senso considero importante la consapevolezza?
A livello personale
Guardare dentro di me, confrontarmi, leggere molto, mi ha fatta rendere conto che l’essere una persona altamente sensibile (HSP), come ho scoperto alcuni mesi fa in modo più approfondito, ha lati sicuramente difficili ma anche bellissimi.
Ho sempre saputo di essere particolarmente sensibile, facilmente esposta in un mondo in cui spesso le emozioni prevalenti non sono certo le più delicate, ma non mi ero mai fermata a pensare come questo lato così delicato di me sia allo stesso tempo la causa principale di ciò che riesco a tirar fuori. La mia visione artistica che trova oggi espressione in Daffodil deriva dal mio modo sensibile di vedere la vita, ed è per questo la risorsa più preziosa che ho, nonostante spesso sia difficile essere capiti quando si desidera solo rifugiarsi nel proprio mondo.
Sapere che ciò che sono basta è una consapevolezza nuova, nonostante io possa comunque sempre essere una persona migliore, ma se sono felice con me stessa in fondo va bene così ed è sufficiente. Ho dei limiti da rispettare per avere più amore verso me stessa.
A livello ambientale
In un mondo in cui non possiamo più chiudere gli occhi e fare finta che niente di grave stia accadendo a livello globale, avere consapevolezza del fatto che sia giunta l’ora di agire davvero e di spronare chi di dovere a fare qualcosa a riguardo è un obiettivo importante da prefiggersi, anche nel nostro quotidiano.
Salvare il possibile e smetterla di sentirci indistruttibili è la missione dei nostri giorni, a cui anche io sto cercando di rispondere abolendo più plastica possibile dal processo produttivo, dal packaging e riutilizzando vari oggetti vintage nelle mie strumentazioni, arredi ed oggetti creati in laboratorio.
Per non perdere la speranza, anche quando il mondo sembra solo popolato da ignoranti ed arroganti.
A livello sociale
Questi ultimi anni mi hanno insegnato che spesso sono stata ingenua, che il mio entusiasmo per le collaborazioni non è per forza lo stesso dall’altra parte, che non sempre il riscontro è immediato come me lo ero immaginata, che le persone sono spesso difficili da capire e non semplicemente disponibili come mi sembrerebbe naturale che fossero. Per me un’occasione di aiuto a vicenda è sempre importante, ma non per tutti è così.
Le porte in faccia sono servite, oltre che a farmi cambiare approccio, anche a fortificarmi e proteggermi di più.
Ci vuole calma, programmazione e sangue freddo, i risultati sono spesso difficili da comunicare al mondo, ma la passione di anime simili, con tanta pazienza, si può trovare e coltivare pian piano, senza fretta.
A livello lavorativo
L’esperienza di agosto 2019 al M.A.D.A. Temporary Store di Cividale mi ha obbligato a fermarmi e a chiedermi cos’è davvero Daffodil oggi. Messa davanti all’esigenza di spiegarlo agli altri, l’ho chiarito anche a me stessa, trovando parole nuove per descriverlo e trasformare l’idea nella mia mente in una direzione concreta da seguire come una bussola.
Ci saranno sicuramente altre variazioni in futuro, ma la direzione ora è più certa è definita ed è una cosa a cui aspiravo da tanto tempo.
La consapevolezza per me ha quindi già iniziato ad assumere significati molto belli e profondi ogni giorno, su cui in ogni occasione possibile mi piace fermarmi brevemente a riflettere, qualunque cosa io stia facendo.
È incredibile come focalizzare l’attenzione su una cosa così piccola come una parola sia allo stesso tempo uno stimolo continuo ed un conforto capace di accompagnarci nella vita quotidiana.